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Attualità

Esiste ancora il patto di stabilità?

Secondo uno studio del Cresme dal 1 Gennaio 2016, per i Comuni virtuosi, non esiste più il patto di stabilità

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Secondo uno studio del Cresme dal 1 Gennaio 2016, per i Comuni virtuosi, non esiste più il patto di stabilità: i primi dati sugli investimenti in appalti sembrano confermare gli effetti liberatori della cancellazione di quei vincoli.

Viene evidenziato che nel primo bimestre dell’anno, a fronte di una crescita generalizzata del mercato degli appalti del 15% rispetto al 2015, per tali Comuni l’aumento degli importi messi in gara è stato dell’85%, passando da 704 a 1.308 milioni.

I dati in questione sono relativi ai mesi di Gennaio e Febbraio.Crescono inoltre:

  • il settore dell’edilizia abitativa (+143%) che è tornata a essere una criticità sociale da affrontare prioritariamente;

  • le ferrovie (+57%);

  • le Regioni (+17%).

Segnano invece un dato negativo:

  • gli enti di previdenza (-97%);

  • Anas (-74%);

  • le aziende speciali (-56%).

Come sono ripartiti territorialmente i bandi di gara pubblici secondo il report CRESME?

La ripartizione territoriale dei bandi evidenzia un Italia che procede a due velocità Se il Nord infatti sembra correre il sud continua ad arrancare e a perdere terreno. Nord ovest (+92%); nordest (+90%); sud (-37%); isole (-51%); centro (+27%).

 

Il dato del Sud ha certamente una propria spiegazione nel fatto che le Regioni meridionali sono state quelle maggiormente impegnate nel 2015 nella spesa dei fondi strutturali UE della programmazione 2007-2015, con il raggiungimento dei target imposti da Bruxelles per non perdere i fondi europei, soprattutto alla luce del fatto che tali fondi sono andati spesso a finanziare opere che attengono alla programmazione ordinaria (cioè i vecchi “progetti sponda” che oggi si chiamano “progetti retrospettivi”) abbracciando tutto il parco dei progetti cantierabili.

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