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Casa Italia: alzare l’obiettivo, non solo sicurezza ma anche innovazione

Casa Italia: gli architetti esprimo apprezzamento per apertura del Premier verso una strategia di lungo termine per la città del futuro

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“Vivo apprezzamento per l’apertura del Presidente del Consiglio alle proposte dei professionisti tecnici su casa Italia verso una strategia di ampio respiro per il futuro delle città che ponga l’uomo al suo centro. Importante, poi, che per la prima volta si sia parlato di finanziamenti sui progetti accorpando le risorse che per raggiungere gli obiettivi non dovranno più essere frazionate e quindi disperse.

Positivo che si stia anche immaginando un nuovo modello di “rigenerazione” – così come da anni sostengono gli architetti italiani – che avvii la realizzazione della “città del futuro” ricostruendo un’immagine unitaria di contesti urbani oggi invece sempre più privi di identità”.

Così Giuseppe Cappochin, Presidente del Consiglio Nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori in occasione della riunione su Casa Italia a Palazzo Chigi.

“La ricostruzione nelle aree colpite dal sisma che ha interessato centri medio-piccoli” ha detto ancora Cappochin “deve consentire di avviare un modello di riqualificazione immobiliare che punti alla sicurezza, alla qualità architettonica e ad un “modello Paese” che tenga conto dell’innovazione digitale, delle nuove tecnologie, dell’energy technology. Quindi non solo ricostruire case in sicurezza, perciò non “come’erano, dov’erano” ma “dov’erano meglio di com’erano”, ma rilanciare progetti di abitati che coniughino passato e futuro, avviando una sperimentazione di piccoli e medi centri tecnologicamente avanzati. Dunque, una ricostruzione per il futuro e non per il passato tenendo presente quanto viene realizzato in molte città europee nelle quali la priorità è progettare il futuro”.

“Vi è poi il tema ben più vasto, e strutturale, della messa in sicurezza del patrimonio edilizio italiano. Recenti dati del Cresme ricordano che le persone residenti nelle zone a rischio sismico 1 e 2 sono più di 22 milioni, 9 milioni di famiglie. In queste zone si trovano 5 milioni di edifici residenziali e 1 non residenziale. Le abitazioni sono oltre 10 milioni, pari a circa 1 miliardo di m2. Tra il 70 e l’80% di questi edifici è  stato realizzato senza requisiti antisismici, quindi si tratta di intervenire su 4-5 milioni di edifici. Ipotizzando una spesa di 300 euro a m2 , per una seria e completa messa in sicurezza servono 300 miliardi di euro”, ha detto ancora Cappochin.

“Si tratta di un piano almeno ventennale che tocca diverse tipologie di insediamenti. Non bisognerà  pensare al singolo edificio ma agli edifici nel loro contesto e nel loro complesso essendo interessate grandi città, ma anche piccoli e medi centri. Visto le ingentissime risorse necessarie – altre stime, come la Rete delle Professioni Tecniche che parlano di 100 miliardi – non si potrà che operare attraverso incentivi modulari a seconda del diverso livello di anti-sismicità (65%, 70%, 80% e restando aperto il nodo della relativa certificazione) che verrà messo in atto”.

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